Con il grano duro che viene pagato appena 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico di circa il 400 per cento se si considerano le rese di trasformazione, il garante ha messo il dito nella piaga.

E’ quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare la convocazione dei pastai da parte del garante dei prezzi Roberto Sambuco per il 19 gennaio, sottolinea che le quotazioni del grano sono scese su valori inferiori di ben il 30 per cento mettendo a rischio il futuro delle coltivazioni Made in Italy.

Una crisi che – sostiene la Coldiretti – non è giustificata dal consumo di pasta di semola che in Italia è cresciuto in valore del 2,8 per cento nel primo semestre 2009 rafforzando il primato degli italiani nel consumo che è fissato – sottolinea la Coldiretti – attorno ai 26 chili a persona, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese.

Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato di un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola che – conclude la Coldiretti – danneggia agricoltori e consumatori, in un momento particolare dell’economia.

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