Nel Rajasthan s’incontrano persone di molte etnie differenti, cosa logica se si pensa alla lunga e complessa storia dell’India, fatta da migrazioni, invasioni e mescolanze verificatesi nei secoli.
Ceppi etnici indoeuropei convivono con popolazioni mongoliche e africane, dando luogo a volti e caratteristiche somatiche di ogni genere.

Lo stesso vale per l’abbigliamento, condizionato soprattutto da abitudini locali e religiose.
Le donne sono ben presenti nella società induista, dividendo con gli uomini lavori spesso identici, e vestono con colori vistosi e sgargianti.

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Ciò che tuttavia pone la società indiana a un livello (dal nostro punto di vista) arcaico è la resistenza all’abitudine di non far mai sposare tra di loro persone di caste diverse e, quando avviene, il fatto viene ancora additato come scandaloso.

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L’appartenenza alle principali quattro caste indiane (bramini, guerrieri, commercianti e intoccabili) non pregiudica la possibilità di svolgere qualsiasi tipo di lavoro, ma la questione dei matrimoni intercasta è ancora un tabù.
Allo stesso modo sorprende il fatto che ancora oggi almeno il 60-70% dei matrimoni viene combinato dai genitori. E’ dovere del padre andare alla ricerca di una sposa adatta per il figlio maschio, sempre nell’ambito della stessa casta di appartenenza, e sembra che ciò non venga vissuto dai diretti interessati come una costrizione, bensì come una naturale adesione alle tradizioni.
Immensa è la disparità economica. Le vecchie famiglie dei maharaja di un tempo ancora condizionano fortemente la politica e l’economia, affiancati dai nuovi ricchi dell’imprenditoria indiana.

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Alla stragrande maggioranza della popolazione, che vive in condizioni di estrema miseria o precarietà, rimangono invece gli stenti e l’abitudine alla semplice sopravvivenza del giorno per giorno.

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foto e testo di Roberto Pellecchia

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